RASSEGNA STAMPA / PRESS RELEASE
- “ La teatralità del rituale quotidiano”
ANDREINA VALENTINI POLO dal ‘92 fa parte del gruppo musicale “Sharadi”, iniziando nel contempo l’attività narrativa e pittorica da autodidatta. I suoi lavori hanno un’aggressività espressiomsta con una notevole solidità nel segno. Il colore è fauve, ma a volte diluito per sembrare meno ingeneroso con la figura che deve essere sublimata nella sua descrittività fenomenologica. Sono, i suoi, corpi umani giganteschi, quasi dèi mitologici. Indubbiamente la pittrice è anche artista del proprio tempo,per cui sente l’ influenza di certe sperimentazioni della Transavanguardia, ma con una propria autonomia come la ebbe negli anni 80 Mimmo Germanà, che operò fuori dal gruppo. Scrive Brizio: «Dioniso, Bacco, Eros, commisti a uomini-indiani a donne attive nella parcondicio di un sesso emblema di drammaticità visiva.
- - La Repubblica ( Paolo Levi )
- “ La teatralità del rituale quotidiano”
La serata di inaugurazione prevede dei percorsi musicali a cura di "Sharadì"; serata costruita non come concerto vero e proprio, ma con brani tra loro decisamente eterogenei, per l'occasione modulati a comporre tre suites musicali (brevi, venti minuti circa) tra memoria e improvvisazione. I grandi smalti ed acrilico su carta che Andreina Valentini presenta al Café Procope riguardano uno degli aspetti "sconosciuti" della folk-singer: l'altro è la letteratura.
Sebbene quest’ultima sia più consona, allineata, con il suo mestiere di attrice/cantante. E' questione di frequentazione con il lessico, con la lingua parlata/scritta e la sua emissione con timbro/gesto dell'interpretazione. La pittura, oltre ad essere recente (si può datare al '93 con i primi acquarelli, e le mezzetinte), acclude il senso della rivelazione della scrittura: la fisicità del visto/intùito nella rappresentazione.
Pittura di getto, al primo sguardo; pittura meditata se ci si sofferma alla consecutio timbrica, al contrappunto di masse tonali, dei grandi pieni con i minuscoli vuoti. La brillanza degli smalti che a volte ottunde l'éclate vivida dell'acrilico, la perimetrazione nera del figurativo, smozzicata dalla pennellessa cromatica, rimanda ad un neo-fauve di memoria francese, oppure all'espressionismo della tradizione germanica., con una libertà ulteriore. Dovuta sì alla differente consistenza dei pigmenti del materiale, ma soprattutto alla non coercita emblematicità compositiva.
La Valentini scombussola, infatti, l'impiantito scenico con la forza irruent edi un pennello/performer, squilibrando il senso icastico della composizione. Penso ai Neue-Wild, a quel loro "azionismo" figurale straniante. La Valentini accende con squillanze timbriche impazzite, fatte di rossi-blu-verdi di tonalità.fredda, quel deambulare dei personaggi in un teatro· che dall'eros di divani compiacenti si trasferisce nel ''fuori riserva" (tanto per citare un suo titolo) della metropoli, nel rituale del quotidiano pur mantenendo le stimmate del mito. Dioniso e Bacco, Eros, commisti a uomini-indiani, a donne attive nella par condicio di un sesso-emblema, questo il teatro visivo della Valentini. L'immanenza del Mito nei colori acidi, nelle forme funky dell'oggi, in quel richiamo -sorprendentemente eterno - dei rituali che dalla nascita ti conducono alla morte. Oggi come ieri. Con la stessa, identica, carica di drammaticità visiva.
Compongono il gruppo Marco Giaccaria (flauti, violino, plettri), Bruno Pantano (fIsarmonica, sitar, voce) e Andreina Valentini (voce solista, tabla, flauto, bodhràn). Propongono un'insolita miscela di musica tradizionale europea, musica classica indiana e composizioni originali.
(
Giorgio Sebastiano Brizio )
- Andreina Polo ovvero: a volte ritornano...
11 interventi su cyba 98199 - 1 serial da fotocopie laser 2000 - 3 smalti su pvc 96/97
inaugurazione giovedì 14 settembre ore 21.00 con il concerto del gruppo di musica indiana
Sharadì (Marco Giaccaria, Bruno Pantano, Andreina Valentini, Paolo Avanzo).
Perché a volte ritornano? Perché con Andreina Polo il Café Procope iniziava 5 anni fa la sua attività propositiva. Luogo non profit per eccellenza. Luogo per una sola proposta: una opportunità per dar voce a chi, agli esordi, sapeva destare - ma non ne aveva la forza e la conoscenza giusta per approdi di visione già istituzionalizzata - curiosità e interesse per originalità dì ricerca e motivazioni d’indagine visuale. Allora la Polo, agli inizi dopo una intensa attività nel settore teatral-musicale etnico e no, era molto “figurativa”: tra Matisse e i “Nuovi Selvaggi” tedeschi.
Oggi, dopo una esplorazione “computerizzata del pointillisme alla Signac che rinverdiva come una scannerizzazione odierna i concetti magico-circensi del francese contemporaneo al più noto Seurat, la Polo in un progress trasgressivo (altrettanto come lo erano ì cunnilinguo e le fellatio degli acquarelli) propone interventi da sismografo tellurico su paesaggi e ritratti. Sono suoni, cioè onde/bande che con i picchi in ascissa positiva, registrano visivamente l’intensità del timbro sonoro. Immessi nel paesaggio ne trasmettono, visivamente, il respiro profondo del naturale. Sui volti dei ritratti sembra quasi voler visualizzare il campo fibrillante dell’intensità del pensiero. Quell’“altrove” che la sola fotogenìa del personaggio ritratto a volte non riesce a quantificare in espressione, in connotazione di “persona”. E se gli smaltì su pvc dei “Cheeks and chips” del 96/97 si riferivano ancora a teatralità del rituale fumettistico come “soglia” di un altrove immaginario, con i “Portraits” la Polo indaga il rituale della teatralità underground, politica (dai funerali di re Hussein, ai condannati alla sedia resi palesi j’accuse dalla pubblicità), sino a giungere alle foto dipinte, e quindi alterate, di testimonianze body, dal tìtolo nuovamente erotico: “Tricking - rump”.
Cinque anni sono trascorsi per il Procope e per la iniziatica Polo. Il lavoro attuale, in special modo per l’uso costante della foto, della sua manipolazione, vuoi pittorica vuoi virtuale, denota il più arduo applicarsi nella contaminazione multimediale degli strumenti dì lavoro, un’affinarsi della sensibilità tecnica in rapporto con l’oggi elettronico, del suono e delle sue implicanze, vuoi come banda segnaletica vuoi come mood.
Gli acquarelli di 5 anni fa ritornano sempre - nel mutare delle metodologie operative - a sorreggere l’empito “narrative” dì quelle consuetudini magiche (vedi l’apoteosi del corpo tattoo odierno) nelle teatralità dei comportamenti umani.
( Giorgio Sebastiano Brizio )
- “L‘immagine dei suoni nelle opere della Polo”
ANDREINA Polo è una grande sperimentatrice, una curiosa dei mezzi espressivi. Dopo
anni di musica e teatro, cinque anni fa ha aperto la stagione dell’arte visiva. Un esordio con 1’acquerello, un esordio che aveva un’ispirazione dichiarata verso la figurazione alla maniera di Matisse. Poi sono arrivati il video e la fotografia, con nuovi lavori che Andreina Polo presenta al Café Procope. Si intitola “Avolte ritornano” e si inaugura alle 2l , non a caso, con un concerto di musica indiana del gruppo Sharadi . Il suono, infatti, è parte visiva costitutiva delle opere in mostra Andreina Polo rielabora paesaggi e ritratti, sovrapponendo alle immagini la traccia grafica di bande sonore. Fotografie che registrano visivamente la realtà e il suo suono. C’è uno stagno al tramonto, con lo specchio d’acqua argentato e un orizzonte di irregolari linee nere, che a una prima occhiata sembra una fitta vegetazione di canne. Invece è l’impercettibile rumore di quel silenzio lacustre. Poi una donna dietro un vetro, con banda sonora in rosso:tracce di parole ma anche di idee, magari sogni.
- - La Repubblica ( Olga Gambari )
- “Essere qui non essere qui”
Sono "Finestre sonore" le proposte visive di Andreina Polo: occhi attenti e preoccupati, puntati dentro la pluralità inconciliabile del paesaggio urbano. Per lei, ·passante poco appariscente", mimetizzato tra la folla di un mercato, la "scrittura fotografica" non è semplice registrazione oggettiva del reale, ma lento percorso in espansione· capace di captare sentimenti, paure, malesseri che l'artista traduce in onde sonoro-visive, tracciati artificiali indelebili che evocano un canto lontano, confuso, ferito...
( Gabriella Serusi 2000 )
- “ L’album privato di Andreina Polo”
Prosegue sempre intensissima l’attività espositiva di .Amantes, l’accogliente e vivace Art Space Café di via Principe Amedeo 38/A, nella cui sala d’ingresso, affacciata sulla strada con un’ampia vetrina, ormai da diversi anni si susseguono interessanti mostre di artisti soprattutto giovani, ma non solo.
Il primo vernissage del nuovo anno è in programma
- martedì 23 gennaio, alle ore 19, con una personale di Andreina Polo (fino al 5 febbraio, orario da lunedì a salato 16-02).
Di questa eclettica artista torinese sono esposti 36 quadri fotografici di piccole dimensioni, appesi su una parete in sequenza verticali che nell’insieme costituiscono una vera e propria installazione.
I soggetti di queste immagini a colori sono il corpo stesso dell’artista, la casa, un compleanno, una passeggiata, insomma scene di ordinaria quotidianità, selezionate e ricomposte come pagine di un diario-album privato, quasi intimo, sul modello della Narrative Art in voga negli anni ‘90. La mostra, curata da Gabriella Serusi, s’intitola «Tricking», in inglese artificio, perché le immagini sono collegate l’una all’altra dalla presenza di un colorato tessuto a fiori che fa da trait d’union. In questo modo s’istituisce un cortocircuito tra realtà e teatralità, enfatizzato dall’accompagnamento di una colonna sonora con musiche frattali.
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La Stampa ( Guido Curto )
- Andreina Polo si distingue per una ricerca artistica che va dal video all’installazione e la performance. Nella sua produzione c’è un respiro ecodinamico, un atteggiamento panico e forse panteistico, un contatto, o un percorso, un trekking nudo nella natura. Troviamo in lei il desiderio di riportare e ricostruire un presente che risiede negli elementi, in ambiente naturale o urbano che sia.
Andreina Polo ricrea fontane con pannelli fotografici (quasi un trompe l’oeil) come nella recente mostra in via Balme. Ma soprattutto, impadronendosi anche della web-art, arriva a dare scorci di una città immaginaria, così vicina e così lontana da quella in cui vive, quella Torino che pare un “esserci”, non da nascondere, ma di cui fare una condizione di indagine.
TURINSTAN
L’irruzione del testo nell’opera e della parola/ o musica come segno la avvicinano anche ad una dimensione introspettiva e di fusione di linguaggi. Una disposizione che mostra la varietà e le possibilità della sua produzione.
Il lavoro di Andreina Polo si distacca dalla piattezza nichilista di molta arte contemporanea per aprirsi e mettersi in discussione, senza la minima presunzione o sufficienza.
Ecco allora che l’artista manifesta con i suoi tratti un ritorno contemporaneo ad una proiezione in avanti, per continuare a dare alla pratica artistica l’energia che le è propria.
( Max PONTE 2009 )
- TRICKING
“I giochi sono fatti proprio per sperimentare le cose, per conoscerle e nello stesso tempo per andare oltre “ (P. Pascali) Andreina Polo è artista eclettica attiva a Torino, giunta qui alla terza “personale”. La sua curiosità spazia dalla pittura alla performance alla musica alla fotografia, operatività quest’ultima verso cui ha direzionato attualmente la sua creatività. TRICKING è il titolo del progetto fotografico che viene presentato per la prima volta da “Amantes”. Si tratta di un’installazione fotografica composta da 36 quadri fotografici di picole dimensioni (20x30 cm.), organizzati in sequenze verticali e proposte alla visione in forma di rassicurante e familiare diario intimo. Il corpo, la casa, un compleanno, una passeggiata un po’ anomala, un libro interessante quanto inesistente, scene di ordinaria quotidianità selezionate dall’immaginario ipertroflco dell’artista e ricomposte sulla carta fotografica come storie volutamente sospese, frammentarie, non risolte, tipiche di certa”Narrative Art” a cui gli anni ‘90 ci hanno abituati. L’incanto narrativo viene però bruscamente disturbato dalla Polo mediante introduzione di un elemento estraneo alla struttura compositiva, che dirotta l’interesse dal piano reale e fattuale a quello delle possibili situazioni, delle eventuali storie che la percezione dell’immagine può suggerire. “Tricking» termine che in inglese significa trucco, artificio, stratagemma viene tradotto secondo un alfabeto ironico e personale in un gioco di rimandi tra realtà e finzione, tra presenza e assenza, tra visibile e invisìbìle che sospende la ricerca dell’artista in quello spazio sempre in bilico tra cultura della concretezza e fascinazione per la virtualità. Un progetto sonoro parallelo a Tricking dal titolo “Oceano, c’è ..non c’è”, nato da un’improvvisazione vocale successivamente sovrapposta a una musica frattale, accompagnerà la ricerca visiva amplificandone il potere evocativo, il carattere indefinito e la natura ambigua dell’immagine.
( Gabriella Serusi )
- TRICKING
Andreina Polo è una grande sperimentatrice di mezzi espressivi, lavora con la fotografia, il video, la pittura, la musica ed il teatro. Presenta “Tricking” un work in progress iniziato nel’98 in continua evoluzione, performances solitarie documentate con scatti fotograficie raccolte in “libri-opera”e foto-sequenze,che ricordano la Narrative Art degli anni Novanta. Trucchi, artifici, stratagemmi creano un gioco di rimandi tra realtà e finzione, presenza e assenza; scene del quotidiano che inquadrano oggetti, attimi,paesaggi e spesso autoritratti dell’artista. Le immagini sono collegate da un tessuto colorato a fiori, che ogni volta si trasforma facendo da trait d’union.
Di fronte a noi continue illusioni: pietre, tronchi, elementi naturali trasformati da un manto di agrumi colorato celano scene ricostruite nei minimi particolari. La teatralità si fonde con la poesia del naturale.
( Patrizia Bottallo e Victor De Circasia )
- T-KING IDENTITY
Andreina Polo pone la sua attenzione e il suo sguardo sulla “vita ordinaria”, con le sue speranze, le sue disperazioni, i suoi sogni e le sue disillusioni. Il suo approccio evidenzia come gesti quotidiani e situazioni banali possano essere punti di partenza per fare vera filosofia. Il percorso artistico la porta a percorrere la ricerca dell’identità. Nell’identità personale della vita inautentica l’uomo segue la maggioranza, evita di pensare a se stesso, di sentirsi un individuo, invece Andreina Polo ascolta, ascolta quella voce di insoddisfazione che proviene da se stessi, varcando la soglia della possibilità di scegliere una vita autentica, e “L’identità personale” che “implica la percezione di una fragilità della coscienza e di una serie di discontinuità, che devono essere in un certo modo metabolizzate” . Andreina Polo attraverso l’arte e la cultura dell’oriente giunge “all’uomo senza identità”, pensando alle sue esperienze come qualcosa chenon le appartiene in quanto individuo, ma come un flusso, per così dire, in cui lei rimane immersa, consapevole che le sue esperienze un domani passeranno a qualcun altro.
I moderni studi della psicanalisi hanno sottolineato infatti “l’esistenza di uno stretto rapportofra il modo di pensare di una persona e il suo modo di muoversi o le sue caratteristiche fisiche”.
Andreina Polo ci mette di fronte al problema di sapere fino a che punto si cambia durante la nostra vita e “in quale maniera possiamo mutare volontariamente noi stessi, in modo da costruire e dirigere la nostra vita” .
(Delia Gianti 2009)